Abstract: | Se pantha rei di Eraclito è una constatazione serena o perfino un’espressione
di ammirazione verso il mondo-fuoco1, la teoria di Zygmunt Bauman
rispecchia lo status quo odierno, alquanto deprimente. La fluidità nel
filosofo presocratico è uguale alla natura delle cose, il divenire è la realtà,
in Bauman invece la liquidità costituisce un sinonimo dell’instabilità e
dell’insicurezza provocate dalla transitorietà e dalla mutevolezza imposte
dal consumismo e dalla globalizzazione. Il mondo postmoderno accresce
costantemente il senso di frustrazione, mercifica l’esistenza, produce
“uomini-rifiuti” e “vite di scarto”2. La sicurezza3, il conforto e l’esubero4
della parte sviluppata del globo sono apparenti nel senso che non solo
non proteggono dalle tensioni, ma al contrario, le moltiplicano. “La paura
è la più temibile quando è vaga, sparsa, indistinta, […] senza un indirizzo
o una causa chiari; quando essa ci perseguita senza capo né coda,
quando la minaccia che dovremmo temere s’intravede ovunque, ma non si vede bene da nessuna parte. «Paura» è il nome che diamo alla nostra
incertezza: alla nostra ignoranza della minaccia e di ciò che c’è da fare […]
per arrestarne il cammino — o per affrontarla, se fermarla non è in nostro
potere. |