Abstract: | L’autore riassume i problemi più scottanti della cultura post-modernista. Innanzitutto
tocca l’eredità ateistica del secolo scorso (sopratutto quella di Hobbes, Heidegger, Sartre
e pensatore americano – Z. Bauman). Il fondamentale piano della negazione del cristiano
si fonda intorno al problema della libertà umana. Il discorso sulla libertà ha uno spessore
enorme, vastissimo, che tocca tutti gli ambiti dell’agire umano: dalla filosofia alla teologia,
dalla psicologia alla politica, dalla morale alla religione.
La coscienza morale è la proprietà più saliente e più qualificante dell’essere umano:
quella che distacca maggiormente l’uomo dagli animali, conferendogli il potere di essere
l’artefice di se stesso. È una cosa interessante che nella cultura post-informatica si sviluppa
il concetto della coscienza morale come „coscienza senza senso di colpa”. Essa si presenta
anche come l’esperienza senza responsabilità umana. Con tale esperienza nasce la
pressione culturale verso la negazione dei valori cristiani. Nelle discussioni sulla libertà
umana alcuni pensatori negano che l’uomo sia libero (cosi Spinoza, Schopenchauer, ecc.),
altri affermano la totale libertà umana, senza limiti (cosi Hobbes, Nietzsche, Bauman, ecc).
L’etica costruita sul questo piano antropologico si manifesta come „l’etica liberata dalle
norme universali o l’etica permissiva”.
L’autore presenta nel suo articolo la tesi sulle controversie culturali. Il modello della
cultura secolarizzata è l’uomo „libero e bello”. Nella cultura cristiana il modello è Gesù
Cristo (Veritatis splendor). Egli non è soltanto il nostro Salvatore che con la sua passione,
morte e risurrezione ci libera dal peccato e ci dona la grazia di Dio, perché possiamo partecipare
alla vita divina, ma egli è anche il nostro modello etico. Tutti i misteri do Cristo
costituiscono esempi per chi vuole seguire la sua condotta. Questo ultimo criterio si presenta
come criterio personalistico per ogni uomo moralmente integrato. |