Abstract: | Negli anni Settanta e Ottanta, Calvino è convinto sempre di più che
non si può spiegare razionalmente il mondo, né si può dargli un modello
di conoscenza. L’unica cosa che il letterato può fare è osservare il mondo
e tentare di descriverlo senza la speranza dell’ultima parola. Il signor Palomar,
protagonista del suo ultimo libro, “personificazione di un mai domo
pensiero interpretante”47, è un uomo che riflette su tutto e che si interroga
sul senso dell’esistenza, ponendosi delle domande cosmiche cui non può
dare risposta perché non ne è semplicemente capace. Secondo la Serra
l’uso delle domande retoriche così frequente nel testo del libro non deve
tuttavia essere inteso come la testimonianza di vacuità e pessimismo di
fronte alla complessità del mondo e della generale crisi epistemologica.
Nelle considerazioni della studiosa italiana questa è un’attenta operazione
di scrittura che mira a rinnovare una consuetudine di ricerca, di prova,
di sfida cognitiva ed esistenziale. È l’invito mandato da Calvino al lettore
a svolgere la propria ricerca e prova sperimentale. È il modo dello scrittore
di coinvolgere il suo pubblico e incalzarlo nell’esperienza e riflessione
individuale. “[…] il laborioso andamento indagativo, interlocutorio, che ha
la funzione di mettere tutto instabile, mai definitivo, per cui ogni nuova
domanda, ogni nuova ipotesi può far precipitare tutte le acquisizioni precedenti,
come azzerandole nel contraddirle, va in direzione non di una
iterata resa alla negazione, allo scacco, ma piuttosto di una metodica e
didattica pratica di ricominciare, della mobilità intellettuale contro l’atrofia, spesso sterile e semplicistica, di ogni radicale nichilismo votato alla rassegnazione”48. Il mondo esterno si presenta come una moltitudine inesauribile dei fenomeni e degli esistenti e l’intento dell’autore pare quello di proporre
una discussione sulla capacità di leggere ed interpretare filosoficamente il
reale, senza troppe ambizioni dogmatiche. L’attenzione di Palomar si pone
sulle cose che gli capitano sotto gli occhi, nella vita quotidiana, scrutate
nei minimi dettagli. Lo sguardo da vicino e l’analisi scrupolosa di ogni
fenomeno nei suoi particolari, vengono effettuati in cerca delle conclusioni
generali, magari poi universalizzabili. Nonostante l’uso degli strumenti
conoscitivi considerati dall’umanità come migliori, cioè la ragione e la
logica, essi appaiono insufficienti per strutturare la realtà. Il protagonista di
Palomar, deluso e frustrato nelle sue tentazioni di conoscerla, non ci rinuncia,
elaborando, comunque, una sua visione del mondo dai dati minimi
dell’esperienza e dai semplicissimi fenomeni che sta osservando49. “Palomar
è una specie di diario su problemi di conoscenza minimali, vie per stabilire
relazioni col mondo, gratificazioni e frustrazioni nell’uso del silenzio
e della parola”50. Il personaggio creato da Calvino è un uomo puntiglioso,
preciso e attento, per cui non esistono verità assolute, che non si accontenta
mai dei primi risultati delle sue ricerche, mette sempre in discussione tutto
ciò che crede di aver scoperto, cercando di raggiungere la piena conoscenza
del mondo e di se stesso, nonostante le sue prove risultino fallite. Il suo
scopo è infatti quello di trovare un ordine nel caos, anche a livello esistenziale,
e le sue meditazioni riguardano problemi conoscitivi reali e concreti,
che risultano però insolubili e costantemente frustranti. |